La storia - Filarmonica Vittorio Ferrero

Associazione Filarmonica
Leini
" Vittorio Ferrero"
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Filarmonica Leini
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La storia

L'associazione
 
LA STORIA DEL NOSTRO PAESE
 
 
Abitato dai Liguri e poi dai Salassi, barbari valdostani, il nome Leinì gli deriva forse da alcune famiglie venute da Laniasco (nel comune di Moncrivello, prov. Vercelli): anticamente si chiamava infatti Laniacum o Leinaicum e in seguito Lejnico. La prima data certa con il nome del nostro paese risale al 951 dopo Cristo: un atto di donazione della "Vauda Laniaci" di re Berengario II al vescovo di Vercelli, Alberto.
 
Nel 1963, per caso, alcuni muratori, lavorando in un fabbricato vecchissimo sito in via Carlo Alberto, hanno trovato difatti un mattone con sopra stampigliata la data di fabbricazione: A. D. 1009.
 
Trovandosi il paese in pianura, si dovettero ben presto costruire mura di difesa, stanti le continue guerre e guerricciole abituali nel Medioevo; sull'angolo nord ovest sorgeva sin dall'inizio probabilmente l'attuale castello - municipio, almeno in embrionali costruzioni di fortilizio, che ebbe continue evoluzioni grandissime nell'aspetto, sempre dovute a quei secoli bellicosi.
 
Naturalmente la Barbacana, il fosso tornaforte che scorreva lungo le mura perimetrali del vecchio paese, con l'andar del tempo si rivelò un concentrico troppo stretto per l'aumentare della popolazione, ragion per cui sorsero fuori dalle mura, Borgo S. Rocco, il Verdiero, il Valentino, ecc. L'antico stemma del paese aveva come motto "In omnibus unio" cioè l'unione fa la forza, un programma di reciproca solidarietà e difesa, sempre valido ancor oggi.
 
Ma il paese in realtà passò in feudo per molte mani di signori, conti, marchesi e quant'altri, che badavano soprattutto a spremere denaro dai territori su cui governavano per volere di re o imperatori. Nel 1163 i figli di certo Robaldo di Lanzo vendono in feudo Leinì al marchese del Monferrato, che nel 1300 passa il paese a Corrado e Francesco di Provana, famiglia originaria di Carignano, che resteranno signori del nostro paese fino al termine del 1700.
 
Tuttavia, già agli inizi del '300 il marchese di Saluzzo si impadronì nuovamente di Leinì, detenendolo alcuni anni. Nel 1372 il paese è di proprietà del marchese di Savoia, detto il Conte Verde, che ne reinfeuda i Provana. Liti interminabili seguirono tra gli abitanti e i signori di Leinì: il conte avanzava continue pretese e diritti su pascoli, acque, forni collettivi, ponti, mulini, sulla caccia, feste, le decime delle biade: addirittura per sposarsi ognuno doveva avere il permesso del feudatario. Per togliere poi al conte il famigerato "jus primae noctis", gli uomini di Leinì cedettero una gran tenuta di prati, detti ancora fino a poco tempo fa "i prà dle done".
 
I Provana intanto diventavano sempre più potenti, infeudando uno dopo l'altro diversi paesi come Viù, Lemie, Usseglio e Osasio in quel di Carignano. In Leinì avevano come loro amministra­tori gabellieri crudeli che facevano, oltre all'interesse del feudatario, principalmente i propri, in tutte le forme.
 
Al 1442 risalgono i primi statuti comunali, stesi su pergamena, conservata nella biblioteca dei Savoia. Nel 1450 ecco il diritto di tenere una grande fiera commerciale all'anno nonché il mercato settimanale. Verso il 1500 c'è il primo notaio.
 
Lo stemma gentilizio attuale, che risale al '600, comprende l'immagine di S. Lorenzo, patrono di Leinì, e una croce bianca in campo azzurro con dodici anelli intrecciati a tre a tre negli angoli, più il motto già citato. Via Provana in Leinì ricorda la famiglia dei Conti, ma soprattutto l'ammi­raglio Andrea Provana, nato nel nostro castello nel 1511 dal Gran Ciambellano del duca di Savo­ia. Questo Provana fu governatore di Villefranche-sur-Mer, vicino a Nizza, in difesa dei pirati turchi che ogni tanto sbarcavano per depredare e saccheggiare. A Leinì soddisfece la richiesta dei paesani che, dietro esborso di 800 scudi, ottennero l'espulsione dei gabellieri del conte e il diritto di eleggere essi stessi i tre compari che avrebbero governato il paese al posto del lontano Provana. L'ammiraglio intanto guerreggiava qua e là agli ordini del duca Emanuele Filiberto di Savoia, riportando una importante vittoria nel mare di Malta nel 1565. Inoltre partecipò alla vittoria cristiana di Lepanto, l'ultima crociata della "Lega santa" rinfocolata dal papa Pio V nell'Europa in guerra contro l'espansionismo islamico dei Turchi.
 
La famiglia dei Provana si estinse con il conte Luigi Provana, ultimo discendente morto senza eredi nel 1780. Il castello fu acquistato da certo Signor Aubert, segretario del Ministero dell'In­terno dei Savoia, già proprietario della cosiddetta "Cascina dei Frati" (perchè anticamente vi era un convento di frati). E infine divenne proprietà demaniale e sede del municipio.
 
A Leinì abbiamo il Santuario della "Madonnina" (come in migliaia di altri paesi d'Ita­lia) che risale ad una apparizione salvifica durante la peste del 1630 (la stessa descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi) la quale la fece in Leinì una vera strage: più di mille morti in pochi anni, rimasero a stento una trentina di famiglie.
 
Anche al 1622 risale l'inizio della costruzione della Chiesa di S. Giovanni, sulla piazza principale. La facciata della chiesa parrocchiale invece è molto più recente, costruita nel 1913.
 
Leinì aveva 2900 abitanti a fine '700 per salire a 3500 circa già a metà dell'800.
 
Le vie del vecchio concentrico ricordano antichi Leinicesi illustri: Carlo Gremo, Capitano dei Bersaglieri ritornato mutilato e medagliato dalle guerre di indipendenza d'Italia, nel secondo 800. Idem per il caporale - trombettiere dei bersaglieri Giuseppe Mussa, ucciso mentre conqui­stava in battaglia una bandiera austriaca nel 1859 a S. Martino (Verona). Via Giacinto Cottin ricorda un deputato leinìcese alla prima legislatura subalpina del secolo scorso. E inoltre il Cav. Vincenzo Bonis, Sindaco del paese, è quello che propugnò alacremente il collegamento Leinì-­Torino con il tramvai a vapore, in partenza tra i banchi del mercato di Porta Palazzo. I binari correva­no sul bordo dell'attuale strada per Torino, che era la metà di adesso; la ferrovia funzionò dal 1883 fino verso la 2a guerra mondiale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
STORIA DELLA BANDA MUSICALE DI LEINI'
 
Più di centoventi anni di vita sono tanti, anche per la nostra banda musicale, che si installa quindi a buon diritto ai primi posti nella classifica delle associazioni più antiche di Leinì.
 
In realtà, diversamente dalle persone fisiche, le associazioni, nel corso di un secolo, posso­no cessare di esistere e poi rinascere, per continuare i primitivi intenti.
 
Così è stato della nostra banda: il primo Statuto costitutivo (di cui conserviamo il libretto, stampato a Torino nel 1899) risale al 5 settembre 1896. L'interruzione ufficiale (anche se l'attività musicale prosegue in tono minore con i gruppi "I Dieci" e "La Mandolinistica") va dal 1901 al 1910.
 
 
ATTO DI COSTITUZIONE
 
I sottoscritti:
 
Goy Alberto di Angelo, contadino
 
Riviera Giovanni fu Valentino
 
Borghesio Luigi di Pietro, capomastro
 
Valerio Vincenzo di Domenico
 
Cavaglià Pietro di Luigi
 
Perino Canuto Antonio fu Giuseppe, contadino
 
Teisa Vincenzo fu Domenico, contadino
 
Perino Giuseppe di Francesco, pesatore
 
Pavesio Giuseppe di Carlo, muratore
 
Bianco Giovanni di Giuseppe, contadino
 
Garino Filiberto di Giovanni, arrotino
 
Ruffino Pasquale fu Giuseppe, carrettiere
 
Perino Francesco di Filippo, contadino
 
Miglietti geom. Giacomo
 
Favero Francesco di Giovanni, fabbro
 
Bertinetti Carlo fu Maurizio, fabbro, nato a Cuneo
 
Mussa Giuseppe, di Vincenzo, contadino
 
Garbolino Luigi fu Battista, contadino
 
Borghesio Pierino di Luigi, decoratore
 
Valerio Pietro di Domenico, bracciante
 
Muzio Alessandro fu Domenico, caffettiere
 
Benedetto Michele di Lorenzo, contadino
 
Favero Giuseppe di Luigi, fabbro ferraio
 
Vana Giovanni di Bart., fabbro  
 
Pogliano Giov. di Giac., contadino
 
Lanza Giovanni di Francesco, muratore
 
Brancot geom. Domenico
 
Tutti nati e domiciliati a Leynì meno chi sovra ed i quali tutti a norma di quanto sopra si dichiarano unanimi for­malmente costituiti in Società sotto il titolo la Risorta - Vittorio Ferrero e promettono e si obbligano di sottostare a tutti gli obblighi e condizioni apparenti dall'avanti esteso atto di costituzione ed all'analogo Regolamento, che tutti dovranno pienamente osservare per la durata continuativa di anni cinque e mesi quattro da oggi decorrendi cioè sino al 31 dicembre 1901, senza elevare mai contestazione o pretesa di sorta in merito e per qualsiasi motivo dichiarando ancora di essere appieno edotti del tenore del detto atto costitutivo e Regolamento e dei conseguenti obblighi assunti. In con­ferma del che previa lettura e reciproca spiegazione si sottoscrivono:
 
Miglietti Geom. Giacomo
 
Goy Alberto
 
Riviera Giovanni
 
Borghesio Luigi
 
Valerio Vincenzo
 
Cavaglià Pietro
 
Perino Antonio
 
Pavesio Giuseppe
 
Bianco Giovanni
 
Teisa Vincenzo
 
Perino Giuseppe
 
Garino Filiberto
 
Ruffino Pasquale
 
Perino Francesco
 
Brancot Geom Domenico
 
Favero Francesco
 
Bertinetti Carlo
 
Mussa Giuseppe
 
Garbolino Luigi
 
Borghesio Pierino
 
Valerio Pietro
 
Muzio Alessandro
 
Benedetto Michele
 
Ferrero Giuseppe
 
Vana Giovanni
 
Pogliano Giovanni
 
Lanza Giovanni
 
Leyni, 5 Settembre 1896.
 
Registrato a Caselle il 1 9 Settembre 1896.
 
N. 40, fog. 13, libro 17, atti privati, Esatte lire sette, cent. venti,
 
IL RICEVITORE CHIONIO
 
 
Qui sopra, le prime pagine del libretto (fotografato in grandezza naturale} con l'Atto costitutivo della nostra Banda. Si leggono i nomi dei leinicesi fondatori dell'Associazione: alcuni discendenti sono ancor oggi nell'organico. Dal Regolamento che segue queste pagine, citiamo per curiosità alcuni articoli:
 
art. 44. Avvenendo di fare servizio in pochi senza che l'ordine emani dalla direzione, sarà assolutamente vietato di portare l'uniforme.  
 
art. 45. Ogni socio è responsabile del proprio istrumento.
 
art. 46. I soci dovranno pagare per la sezione mutuo soccorso L. 0,50 al mese. Questo contributo non potrà venire aumentato che dall'assemblea generale dei soci la quale sarà valida solo colla presenza di due  terzi dei soci inscritti e all’unanimità dei presenti.
 
art. 47. Sei mesi dopo l'ammissione e dopo due giorni di malattia il socio avrà il sussidio giornaliero di lire una per i primi venti giorni e centesimi cinquanta per altri dieci.
 
art. 48. Le malattie provenienti da cause volontarie come da ubbriachezza, da rissa e mal costume non danno diritto ad ottenere il sussidio.
 
art. 49. Il socio cadendo ammalato ne renderà subito avvertita la Società o la persona appositamente delegata.
 
 
Il primo nome della banda "La Risorta" si spiega con il fatto che già intorno al 1894 il prevosto don Giorgio Gioda aveva impostato una banda musicale in Leinì che però, per contrasti interni, non resse a lungo.
 
Ma 27 leinicesi non lasciarono morire l'iniziativa e si accordarono per far risorgere, in modo indipendente dalla Parrocchia, l'associazione mu­sicale, intitolandola fin da al­lora al glorioso eroe leinicese del Risorgimento Colonnello Vittorio Ferrero (Torino 1785 - Leinì 1853).
 
Questo soldato torinese, a 20 anni  nel Piemonte del 1805 annesso al­l'impero francese, si arruolò nel 24esimo Reggimento Dragoni e combattè sotto Napoleone nel nord della Spagna, guadagnan­do sul campo le spalline da Uf­ficiale per il suo valoroso com­portamento.
 
Nel 1821 prese parte a Torino ai moti risorgimentali contro il conservatorismo assolutista dei Savoia, diventando famoso come "l'eroe di San Salvario". Esiliato dal re Carlo Felice, sot­to re Carlo Alberto, nel 1844, venne reintegrato nell'esercito dove raggiunse il grado di Te­nente colonnello, per stabilirsi infine a Leinì, ove, alla sua mor­te, lasciò l'intero patrimonio (tenuta di Cascina Basse, in strada Volpiano) per la costru­zione di una scuola e di un asilo infantile nel paese. Questo venne subito edificato dove è tuttora e ricevette i primi bimbi nel 1864.
 
Da ricordare che a Torino in Borgo San Paolo vi è una via (traversa di Corso Ferrucci) intitolata al nostro, che per primo inalberò in città il tricolore del rin­novamento patriottico.
 
Leinì gli ha dedicato nel 1894 un busto in bronzo, attualmente situato nella Piazza omonima.
 
Nello statuto di fondazione è interessante leggere che: "scopo della società è quello di impartire l'istruzione musicale, sia teorica che pratica, alternandola con concerti pubblici e divertimenti familiari".
 
Uno degli aspetti più interessanti da sottolineare deriva dal fatto che la banda non si curava solamente dell'educazione musicale dei propri componenti, ma era un vero e proprio organo di mutuo soccorso (non dimentichiamo che oltre un secolo fa non c'era nessun tipo di mutua pubblica o assicurazioni private che coprissero i guai di una vita di duro lavoro): l'art. 46 dello Statuto organico di allora cita: "I soci dovranno pagare per la sezione mutuo soccorso L. 0,50 al mese ... " ed il succes­sivo art. 47: "Sei mesi dopo l'ammissione e dopo due giorni di malattia il socio avrà il sussidio giorna­liero di Lire una per i primi venti giorni e centesimi cinquanta per altri dieci.”
 
 
Dal 1901 al 1910 il corpo musicale ufficialmente non esiste più: tuttavia la musica a Leinì continua a vivere nel gruppo autonominatosi "La Mandolinistica" in cui si ritrovano gli stessi musicanti, specializzati in strumenti a corda, della disciolta "La Risorta - Vittorio Ferrero".
 
 
Nel 1926 la banda riprende ufficialmente il nome del colonnello Vittorio Ferrero e, il 18 aprile del medesimo anno, si celebra festosamente il trentesimo di fondazione con la benedizione del nuovo labaro e con l'esibizione in contemporanea sulla piazza Vittorio Emanuele II delle Bande di Caselle, San Maurizio, Volpiano e, naturalmente, Leinì.
 
La vita della nostra banda prosegue attraverso belle vicende e qualche difficoltà. Passa anche la bufera della seconda guerra mondiale e l'Associazione Filarmonica Vittorio Ferrero è sempre sulla breccia con un numeroso gruppo di fedeli sostenitori, sempre presenti nelle manifestazioni e durante le gite sociali. E, a proposito di gite, un episodio piuttosto buffo: anno 1956, gita a Candia Canavese: accompagnatori, musicanti e relativi strumenti sono sistemati in pullman; avviene la partenza, ma alla prima curva, la grancassa sistemata sul portapacchi del pullman, decide di rotolare giù dallo stesso,  finendo la sua breve escursio­ne nei prati circostanti l'attuale ditta Baltea; ovviamente nessuno dei gitan­ti se ne avvede, ma per fortuna, al se­guito della comitiva vi è l'auto dell'al­lora Sindaco Giuseppe Caviglietto che vede la grancassa, la recupera e la por­ta di gran carriera ai legittimi titolari.
 
Altro episodio curioso ce lo raccontò Ivo Mussa (un veterano della banda): nel 1964, nel cortile del ristorante Scu­do di Savoia, dopo il tradizionale pran­zo sociale tutto viene allestito per l'im­mancabile foto di gruppo. Alcuni mu­sicanti vengono fatti salire su di un palco (approntato alla meglio) affinché tutti rientrino nell'obiettivo. Mentre il fotografo sistema il cavalletto "pronti ... sorridete ... " ecco il palco ondeggiare in modo sinistro e ... patatrac ... crolla tutto: strumenti, musicanti, assi, tra­biccoli vari, tra grandi risate ed una bella confusione.
 
 
Nel 1966 viene celebrato il sessantennio della Filarmonica: il 19 marzo, sotto la direzione del maestro Enrico Guizzardi, gran concerto pubblico con vasto successo e soddisfazione meritata degli "azionisti", cioè i tesserati sostenitori della banda, che ammontano a 1045 (in un paese di tremila abitanti è una bella cifra). Il 3 e 4 dicembre di quello stesso anno il maestro Battistino De Paoli ed il geom. Piero Ballesio partecipano, a Roma, al primo con­gresso nazionale dell'A.N.B.I.M.A., in veste di rappresentanti del Piemonte.
 
 
Nel 1966 esce il 1 ° numero della rivista "Piemonte Bandistico" di cui ecco una bella pagina:
 
LEYNI' - I ragazzi della Scuola di Musica di Leynì in posa per la foto ricordo avanti la Sezione ANBIMA di Leynì che conta 1.045 soci.
 
IL 70ENNIO DELLA ''VITTORIO FERRERO,,
 
Anche a Leynì, come nella grande maggioranza delle città e dei paesi d'Italia, è in corso un vivo risveglio dell'attività bandistica. Il Complesso musicale leynicese più antico e del quale risulta chiara l'origine storica è la Società Filarmonica “Vittorio Ferrero”, la quale nacque ufficialmente il 5-9-1896, con atto depositato a Caselle.
 
Quest'anno nel celebrare il 70ennio di fondazione, la “VITTORIO FERRERO” vuole inserirsi, secondo lo stile nuovo voluto dai tempi, in quel vasto e meraviglioso fermento artistico-musicale che caratterizza i nostri gior­ni. In ciò, benchè sprovvista delle grandi risorse ne­cessarie, ma serenamente fiduciosa nella comprensione dei Leynicesi, è impegnata a fondo per non sfigurare a confronto delle Società Consorelle della Regione pie­montese e dell'Italia tutta.
 
Già negli ultimi mesi del 1965, predisponendo il programma delle solenni celebrazioni del suddetto set­tantennio, il Consiglio Amministrativo della Società decise l'entrata della “Vittorio Ferrero” assieme al largo seguitò (l.045) di sostenitori e di amici, a far parte dell'ANBIMA, onde affiancarsi al più vasto ed evoluto movimento di categoria attualmente esistente in Italia.
 
Il nucleo considerevole dei giovani musici si è con­solidato con l'arrivo dei giovanissimi allievi. Si è potuto così effettuare, sotto la magistrale direzione dell'esimio M. Guizzardi, il primo concerto pubblico dell'anno. E' stata una giornata meravigliosa, quella del 19 marzo u.s., giornata di grande soddisfazione per gli Azionisti, per i Musici, per gli amici della Filarmonica! Si è di­mostrato che la tradizione bandistica dei Leynicesi non sarà giammai interrotta. E malgrado le ovvie difficoltà di affiatamento, tutti hanno potuto gustare della musica di ottima fattura e di altrettanto apprezzata esecuzione. La popolazione e le Autorità ebbero agio di vedere lo stuolo degli allievi di musica (dai 10 ai 12 anni) che, precedendo in perfetto ordine la Banda per le vie di Leynì, al seguito della vetusta e fiera Bandiera del 1896, con le nuove e fedeli drappelle, alimentano negli animi sensibili alla musica le più belle speranze per il prossi­mo avvenire della Filarmonica “Vittorio Ferrero”. Nella suddetta circostanza i festeggiamenti hanno acqui­stato particolare significato per l'ambita presenza tra le Autorità del Prof. M0 Antonino Tatone e del M0 Bi­netti, rispettivamente Delegati Regionale e Provinciale dell'ANBIMA. Di chiaro rilievo sono state le elevate parole del Prof. M0 Tatone, il quale, a nome dell'Asso­ciazione Nazionale di categoria, ha porto un caldo saluto ed il più cordiale ed apprezzato incoraggiamento alla “Vittorio Ferrero” di Leynì.
 
Ad Essa, da queste fresche pagine del primo nu­mero di “Piemonte Bandistico”, giunga il migliore augurio di grande successo nei giorni futuri,  mentre già avvertiamo con profonda soddisfazione il rinnovato interesse di tutti i Leynicesi per la loro Banda Musicale, che ebbe sempre tanto apprezzamento dalle passate ge­nerazioni del luogo.
 
GIUSEPPE SCLAVO
 
Nel 1976 per la prima volta la Filarmonica Vittorio Ferrero apre le porte alle donne: il 25 aprile, schierata in prima fila, compare Antonella Navilli, facente tutt'ora parte dei ranghi.
 
I PERSONAGGI
 
Fra i numerosi personaggi che si sono avvicendati tra le fùe della nostra banda, tutti sono meri­tevoli e validi, ma, per quel che riguarda la simpatia e l'estrosità, spiccano sicuramente: il famo­so "Partèla" ( al secolo Giacomo Rubatto) e "Mennè" ( al secolo Giovanni Tempo): la peculiarità di questa coppia (colonne portanti della sezione ritmica, predecessori di un'altra famosa coppia Nino Navilli e Ivo Mussa) consisteva nell'interpretare a proprio modo lo spartito musicale: du­rante le sfilate e i concerti, infatti, riuscivano, senza alcuna difficoltà ed in modo assolutamente contemporaneo, a suonare e intrattenere simpatici dialoghi con il pubblico accorso, e, perché no, a bere anche un buon bicchiere di vino offerto dagli amici.
 
I MAESTRI
 
Dal 1896 al 1901 la Filarmonica è diretta da Alberto Goy. Nel 1910, anno di ripresa dell'at­tività bandistica, la direzione viene affidata a Pinot Vana. Dopo la morte del rifondatore Pinot Vana, avvenuta nel 1937, subentra nella direzione il Maestro Giovanni Lega cui segue il maestro Luigi Teisa.
 
Il maestro Teisa dirige la filarmonica fino ai primi anni '60. Gli succede Loris Marchetti fino al 1964, quando, per interessamento di Michele Grogno e Nino Navilli avviene l'arrivo prezioso del Maestro Enrico Guizzardi.
 
Il maestro Guizzardi è un personaggio molto importante nella storia della nostra banda: si assi­ste infatti ad un rinnovamento musicale, un rilancio strumentistico e, in collaborazione con Angelo Mussa, prende vita la scuola di musica, con la nascita del gruppo allievi della filarmoni­ca. Pian piano, a partire dagli anni 70 il maestro Guizzardi cede la bacchetta del direttore arti­stico al maestro Angelo Mussa. Dal 1996 è maestro e direttore artistico Ezio Leone.
 
 
LE MADRINE
 
Come non ricordare, in occasione in questo secolo ed oltre di vita, le madrine della nostra banda? Ecco Luigina Brunetto Pogliano, madrina dal 1926 al 1976. Le succede la signora Arsenia Goy (il primo maestro della banda Alberto Goy era suo zio): grande amore per la musica, per il canto, per le feste e l'amicizia, sempre serena e pimpante, è stata, insieme al suo Lorenzo, una presenza preziosa per la nostra filarmonica.  Dal 1994 madrina della banda è la signora Mariuccia Maffei Gianinetto.
 
 
I PRESIDENTI
 
Dal secondo dopoguerra ad oggi si sono avvicendati alla presidenza i signori: Angelo Favero, Luigi Varetto, Loris Marchetti, Giuseppe Sciavo, Pietro Ballesio, Aldo Bosio, Giovanni Aimone, Luigi Balbo, Michele Gianinetto, Nino Navilli, Gianni Chiatello, Carlo Bruno, Marilena Pautasso e, dal 2018, Agostino Verbaro.
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